Giornata internazionale dell’educazione

Diritto all’istruzione come elemento fondamentale dello sviluppo umano

La Giornata internazionale dell’educazione si celebra ogni 24 Gennaio dal 2018, momento in cui è stata istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite.

Una ricorrenza, forse tra le più importanti, che ogni anno rinnova il suo impegno nel promuovere il diritto all’istruzione e all’educazione.

Secondo l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) la tutela, il diritto e l’accesso all’istruzione sono un pilastro di fondamentale importanza per raggiungere la pace, lo sviluppo sostenibile e facilitare il dialogo interculturale.

Per la maggior parte delle nazioni l’accesso all’istruzione è garantito in maniera paritaria e obbligatoria per alcune fasce d’età, ma lo stesso non si può dire per molti altri Paesi dove, ancora oggi, persiste un gap profondo tra chi può ambire ad un percorso educativo e didattico e chi no.

Tuttavia, alla disparità ancora esistente tra le varie civiltà, si è aggiunto, negli ultimi anni, anche il problema pandemico e bellico i quali hanno risollevato, nuovamente, il problema dell’accesso all’istruzione che è risultato essere problematico e poco equo.

La povertà educativa è intesa non solo come mancato accesso all’istruzione ma anche come qualità della stessa, quindi, sembra essere ancora uno scoglio da sormontare.

Per tal motivo, durante la giornata internazionale dell’educazione, gli obiettivi promossi sono molteplici: garantire a tutti e tutte l’istruzione necessaria, enfatizzare il ruolo degli insegnanti, sfruttare le opportunità del mondo digitale, rendere la scuola più inclusiva dal punto di vista formativo, contrastare la dispersione scolastica etc.

I principi cardine dell’educazione

Educare, naturalmente, sottende l’insieme delle attività volte a garantire la crescita dell’individuo. Oltre a quelle prettamente disciplinari e didattiche, ve ne sono tante altre che contribuiscono alla formazione della persona stessa allo scopo di costruire il proprio futuro e di contribuire ad una civiltà migliore e più sostenibile.

Tra i principi cardine si annoverano:

  • educazione al lavoro, per dare importanza all’impegno, alla passione e al sacrificio necessari per raggiungere ogni traguardo;
  • educazione alla giustizia e alla legalitàper insegnare il rispetto dei valori di tutti e il sacro concetto dell’onestà;
  • educazione alla pace, per promuovere la mediazione dei conflitti e il rispetto delle opinioni altrui;
  • educazione all’uguaglianza e alla diversitàper la valorizzazione delle differenze;
  • educazione al pluralismo delle idee;
  • educazione all’umanità per favorire la comprensione e l’aiuto del prossimo.

Il diritto all’educazione è sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani e anche la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989, ne allarga gli orizzonti stabilendo che ogni Paese dovrebbe rendere l’istruzione accessibile a tutti senza alcuna distinzione.

Si può ben comprendere come la povertà educativa abbia ripercussioni sull’intera sfera del bambino e ne mini le basi per una crescita consapevole del suo potenziale umano, sociale, culturale.

Ad essere coinvolti nel processo educativo, ovviamente, non sono solo gli attori scolastici. L’educazione a scuola ricopre una grossa fetta nel percorso di crescita ma anche i genitori, le associazioni, gli educatori e l’ambiente cittadino devono giocare una parte importante nel favorire e promuovere l’accesso all’istruzione.

Un accesso che sia di qualità, equamente distribuito, concreto e ricco di opportunità.

Le problematiche attuali

Secondo le statistiche, 1 bambino su 5 non frequenta la scuola. Sebbene possa sembrare che il diritto all’istruzione sia un problema profondo che riguardi grossomodo i Paesi sottosviluppati a causa di situazioni sociali ed economiche critiche, in realtà anche nei Paesi occidentali la situazione riporta molte criticità e lacune.

Nonostante un buon sistema scolastico e un accesso pressoché garantito a tutti, vi sono ancora forti disparità tra una regione e l’altra. Ad esempio, un importante dato critico proviene dal tasso di abbandono scolastico, aumentato soprattutto dopo la pandemia.

La continuità didattica è stata davvero compressa durante gli anni pandemici sia a causa di una scarsa organizzazione delle scuole, sia a causa dell’assenza di dispositivi idonei per l’accesso alle lezioni. Le condizioni economiche e sociali disagiate hanno, purtroppo, incrementato il gap esistente provocando, di conseguenza, sia abbandono scolastico, sia perdita di anni di didattica.

Per quanto riguarda, invece, i Paesi afflitti da problematiche strutturali e da condizioni sociali fortemente disagiate quali guerre, povertà e assenza di istituti scolastici, il diritto all’istruzione è ancora un forte miraggio. La giornata internazionale dell’educazione si fa portatrice, ogni anno, di una grande denuncia nei confronti di queste Nazioni e si fa promotrice di tutti le associazioni e fondazioni che possono dare un aiuto concreto alle famiglie e alle comunità cittadine. Lo scopo è scoraggiare l’allontanamento dal percorso educativo soprattutto nelle fasce d’età più fragili.

Le possibili azioni per promuovere l’educazione a scuola

Tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 costituita nel 2015, al punto 4 sull’obiettivo sostenibile è riportata proprio la missione circa il raggiungimento di un’eguaglianza educativa in tutti i Paesi sia ricchi che poveri.

Il concetto alla base è che educare rivesta un ruolo primario per contribuire al benessere e alla prosperità della società e dello sviluppo umano.

Tra le proposte per contrastare la povertà educativa ci sono, ad esempio, la volontà di estensione dell’obbligo all’istruzione fino ai 18 anni, la redistribuzione del calendario scolastico per garantire maggiore continuità didattica, l’introduzione di attività extra-scolastiche in collaborazione con il Terzo Settore, l’istituzione di programmi regionali e nazionali che cercano di ridurre la dispersione scolastica.

Fondi e associazioni, poi, soprattutto per quanto riguarda le comunità estere cercano di garantire continuamente sostegno economico e concreto per tutti i bambini e ragazzi che si trovano in seria indisponibilità. Molti sono i centri studi che cercano di reindirizzare i giovani studenti cercando di contrastare l’abbandono scolastico.

Come già sottolineato, però, il compito di portare avanti la lotta alla povertà educativa, deve essere sinergico tra la comunità cittadina, i genitori, gli educatori e lo Stato. Senza una cooperazione in tal senso, risulta difficile operare delle azioni davvero propositive e realistiche che riescano a colmare i gap attuali.

 

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